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Aprile 29, 2024

Mimosa: divinazione, magia e…

Mimosa: divinazione, magia e… Quest’anno, per l’8 marzo, voglio parlarvi della mimosa, del suo significato in divinazione, magia e del suo significato simbolico. Non sono mai stata una grande fan dell’8 marzo. Anche se l’idea originale dell’8 marzo non era questa, mi sta bene che si dedichi un giorno dell’anno per prendere più consapevolezza dell’importanza […]
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Mimosa: divinazione, magia e…

Mimosa divinazione, magia e...Quest’anno, per l’8 marzo, voglio parlarvi della mimosa, del suo significato in divinazione, magia e del suo significato simbolico.

Non sono mai stata una grande fan dell’8 marzo. Anche se l’idea originale dell’8 marzo non era questa, mi sta bene che si dedichi un giorno dell’anno per prendere più consapevolezza dell’importanza di giungere a una vera parità di genere. Non ho mai amato però il circo di cioccolatini, regali, feste e spogliarelli dell’8 marzo. Per non parlare della favola, per non chiamarla bufala, della fabbrica Cotton.

Anche quando ero giovanissima tutta quella fiera mi sembrava tremendamente irrispettosa nei confronti di un tema tanto serio e fondamentale! Rimuginavo dentro di me infiammati discorsi mentre tutte le donne intorno godevano del loro unico giorno di libertà.

Ma sebbene questo giorno sia per me sempre più sinonimo di spaccio libero di “femminilità tossica” una cosa non ho mai saputo rifiutare: la mimosa, perché è tra i miei fiori preferiti. Intorno all’8 marzo fioriva il grande albero di mimosa che si trovava nel giardino dei miei, di fronte alla casa. Andavo sotto l’albero e mi sfioravo le guance, le labbra e tutto il viso con i suoi fiori delicati, così simili a piccoli fiori e così freschi.

Non ho mai saputo resistere ai fiori di mimosa e dato che quest’anno l’8 marzo cade di lunedì, giorno che sul blog dedico alla magia, ho pensato di parlarvi, appunto, della magia della mimosa, il suo fiore simbolo.

Prima della magia: Mimosa o Acacia dealbata

Il vero nome della mimosa è Acacia dealbata, classificata nel 1822 da Johann Heinrich Friedrich Link è una pianta alla famiglia delle Mimosaceae.

È una pianta originaria della Tasmania, in Australia. Per le sue meravigliose caratteristiche come pianta ornamentale ha avuto un facile sviluppo in Europa dal XIX secolo dove a tutt’oggi prospera quasi spontanea. In Italia è molto sviluppata lungo la Riviera ligure, in Toscana, in Sicilia, e in tutto il meridione, ma anche sulle coste dei laghi del nord. È una pianta molto delicata che desidera terreni freschi, ben drenati, tendenzialmente acidi soprattutto per una buona fioritura. Cresce preferibilmente in aree con clima temperato, teme inverni molto rigidi per lungo tempo sotto lo zero che possono provocarne la morte.

Dal 1946, per iniziativa della parlamentare comunista Teresa Mattei, in Italia il ramo fiorito di mimosa viene offerto alle donne il giorno dell’8 marzo per la Giornata Internazionale della Donna.

La mimosa nel Grand Jeu LenormandGrand Jeu Lenormand, la Regina di Picche.

Sapevate che la mimosa si trova nel Grand Jeu Lenormand? Nella Regina di Picche la mimosa è raffigurata ben due volte, la prima sotto forma di costellazione e la seconda nel mazzo di fiori.

La Croce del Sud

In alto, al centro della Regina di Picche, brilla una fantasiosa raffigurazione della Croce del Sud, una costellazione oggi visibile solo dall’emisfero Australe.

la Croce del Sud è la più piccola di tutte le ottantotto costellazioni.

Le stelle che la formano erano note ai Greci antichi e ai Romani, poiché a causa del fenomeno della precessione degli equinozi erano visibili anche dalla Grecia e dall’Italia. All’epoca tuttavia non erano considerate una costellazione a sé stante, ma erano ritenute parte delle zampe posteriori del Centauro.

Sembra che la croce sia stata descritta per la prima volta nel 1516 dal navigatore italiano Andreas Corsali, che la definì «così leggiadra e bella che nessun altro segno celeste vi può essere paragonato». Usata dai marinai per trovare il Sud, nel gioco questa costellazione annuncia una promessa mantenuta.

Becrux o Mimosa

Croce del SudLa stella che accomuna questa costellazione al fiore della mimosa è Becrux, stella beta di Croce del Sud il cui secondonome è, appunto, Mimosa. Il nome Becrux è la contrazione dei termini (Be)ta Crux(-is), così come per Acrux, Gacrux e Decrux, rispettivamente la prima, la terza e la quarta stella di Croce del Sud.

Il nome, Mimosa, associato alla stella, invece, non è del tutto chiara. Probabilmente deriva da quello dell’omonimo fiore. Alternativamente, potrebbe derivare dal latino mimus, che significa “attore” ma anche in questo caso, i motivi della sua attribuzione restano oscuri.

In ogni caso, Mimosa è una stella azzurra di magnitudine 1,25, la ventesima stella più luminosa del cielo; si tratta di una variabile pulsante con oscillazioni minime. la sua distanza è stimata sui 352 anni luce.

Il mazzo di fiori

Grand Jeu Lenormand FioriIl mazzo di fiori in basso al centro della Regina di Picche è formato da Pungitopo, felce, acacia. Più che un significato divinatorio vero e proprio, in questo caso il mazzo fornisce una sorta di augurio o anche un consiglio per il consultante:

Non sorprende che l’acacia si trovi nel mazzo di fiori della Regina di Picche percé proprio nel XIX secolo,sarà importata in Europa dalla Tasmania (Australia) per essere coltivata inizialmente nelle serre per poi diffondersi anche nei giardini fino a crescere spontaneamente in tutta l’area mediterranea.

Il linguaggio dei fiori

Abbiamo già parlato del Pungitopo quest’inverno e abbiamo visto come nel linguaggio dei fiori esso indichi eternità, rinascita, forza, protezione.

Nel linguaggio dei fiori e delle piante la felce vuol dire sincerità.

Infine, nel linguaggio dei fiori, l’acacia indica l’affetto puro, l’amore in grado di superare qualsisi prova.

Perciò, i tre fiori, disposti insieme oltre a suggerire la frase: “che la preghiera e la fede possano alleviare il tuo dolore” indicano anche che la preghiera, la fede, daranno al consultante o alla consultante la protezione divina, la sincerità dei sentimenti suggerendo di non dissimularli ma di viverli con semplicità e sincera accettazione.

La Mimosa in magia

Mimosa in magia

Sweet acacia (Mimosa farnesiana) Traité des Arbres et Arbustes que l’on cultive en France en pleine terre (1801–1819) . rawpixel.

Non sono molte le informazioni magiche sulla Mimosa, quelle che riporto le ho prese dall’Enciclopedia della piante magiche di Cunningam e devo dire che alcune mi hanno notevolmente sorprese, come scoprirete presto.

Pianeta: Saturno. In effetti è per un mistero ilperché Cunningam associ la Mimosa a Saturno essendo essa molto più vicina al Sole sia per simbolismo, profumo e colore.

Divinità: Cunningam non fornisce informazioni circa le divinità associate alla Mimosa ma il suo significato simbolico e il tipo di profumo suggeriscono Venere e Oxum.

Elemento: acqua.

Usi magici: la mimosa è utilizzata in molti riti: per esempio, in quelli di purificazione e in quelli d’amore è sparsa per terra, in quelli per i sogni profetici è posta sotto il cuscino.

Pare che un bagno in acqua e mimosa aiuti a scigliere i malefici di cui si è vittima. Se non si dispone di una vasca da bagno si può ottenere lo stesso risultato lavandosi con una spugna imbevuto di infuso di mimosa.

 

La leggenda della Mimosa

In un epoca lontana lontana, l’isola di Tasmania era dominata da un re, molto coraggioso e bello di nome Asan. Alto e agile, di pelle scura e coi capelli neri e lucenti come l’ala dei corvi Asan era figlio di una stirpe guerriera aveva perciò il cuore indurito da innumerevoli battaglie. Come lui anche la sua gente aveva modi bruschi e severi: erano di statura alta e lunghi capelli neri incorniciavano il loro viso dall’espressione severa. Erano una stirpe di guerrieri e amavano la guerra e la caccia.

Il re era sposato con una giovane donna che veniva di un paese lontano, diversa da lui come il sole lo è dalla luna. Tanto per cominciare era piccola e delicata con pelle dorata come l’ambra e morbidi riccioli biondi.

Una terribile ferita

Come tutte le eroine Azar, questo era il nome della piccola regina, aveva delle nemiche nascoste, la madre e la sorella del suo sposo che attendevano dal giorno delle sue nozze l’occasione per scacciarla dalla corte.

L’occasione che tanto aspettavano alla fine giunse, un giorno, durante l’ennesimo combattimento, il re venne gravemente ferito.

Approfittando della timidezza della piccola sposa, le due donne si precipitarono a curare il loro congiunto, trattenendo con vari pretesti la moglie lontana dalla tenda dove giaceva il ferito. Nonostante l’angoscia e il desiderio di stare vicino allamato marito Azar non osava rivendicare i suoi diritti di moglie per paura di offendere così sua suocera. Nella sua ingenuità credeva che la suocera e la cognata volessero solo il bene del marito e che la tenessero lontana da lui solo per non turbare la sua convalescenza.

La regina madre e sua figlia, intanto, stettero molto attente a non far sapere la verità al Re, anzi, sfruttarono il suo orgoglio e gli lasciarono credere che la sua sposa mancasse ai suoi doveri e non lo andasse a trovare per disinteresse nei suoi confronti.

L’immaturo amore del Re si trasformò così in un odio feroce e appena guarì bandì Azar dal regno senza darle la possibilità di spiegare il suo comportamento.

Le nuove nozze

Sebbene amasse molto suo marito Azar non avrebbe sofferto così tanto se oltre che da lui non avesse dovuto separarsi anche dai suoi cinque figli, ma il re fu implacabile e non le permise neppure di dir loro addio.

Partita dal suo paese come una futura regina, Azar tornava a casa ripudiata, disonorata e con il cuore spezzato.

Nella casa di suo fratello, dove fu accolta, non trovò maggiore comprensione che alla corte del Re suo marito. Suo marito aveva la stessa pelle color ambra di Azar e biondi riccioli sfioravano la sua fronte ma il suo cuore era anche più duro di quello del Re.

Per lui Azar era solo il mezzo per contrarre amicizie, stipulare patti, giungere al potere e così, dopo solo sette giorni, senza chiedere il suo parere, ancora una volta la diede in sposa, ad un nuove re, che giunse da ancora più lontano per portarla via con sè.

Educata ad essere docile e mite, ulteriormente piegata dal dolore, Azar accettò passivamente le decisioni del fratello e, con la morte nel cuore e abbigliata da sposa si accinse a lasciare ancora una volta la sua terra natia senza emettere un solo lamento. Dentro di sè trovò il coraggio per un unica supplica al suo nuovo sposo e Re.

Il dono di nozze

Durante gli ultimi preparativi aveva sentito dire che sarebbero passati nelle terre di Asan, suo primo marito così corse dal suo nuovo sposo e losupplicò di concederle un unico regalo di nozze. Un lungo velo giallo con il quale coprire tutta la sua persona affinché, quando fossero passati nelle terre di Asan nessuno avrebbe potuto riconoscerla.

Temeva, infatti, di incontrare i suoi figli e che questo le avrebbe schiantato il cuore. Impietosito, il nuovo marito concesse ad Azar il velo giallo e così Azar completamente coperta dalla testa ai piedi, partì con il suo nuovo sposo.

La piccola principessa aveva ragione, passare dal regno di Asar voleva dire incontrare i suoi figli.

I quattro bambini, infatti, passavano le giornate sulle torri del castello, in attesa del passaggio della madre e quando la videro passare davanti al castello corsero da lei, riconoscendola anche se coperta dal velo.

Sotto le mura del castello

Quando Azar vide correrle incontro i suoi figli sentì una strana morsa al petto e trovò il coraggio di superare tutta la sua timidezza e fare ancora una volta appello alla compassione del suo nuovo signore. Chiese che le fosse consentito fermarsi un momento, e lasciare un dono a ciascuno dei figli. Ed il Principe ebbe ancora una volta pietà della piccola sposa disperata, e acconsentì alla richiesta.

Così, Azar poté regalare ai suoi bambini stivali trapunti d’oro, e lunghe, ricche vesti alle fanciulle, e lasciò un abitino per il più piccolo, che dormiva ignaro nella culla. Ma non appena asar, dall’alto delle torri la vide fu preso dal furore dell’orgoglio ferito e richiamò bruscamente a sé i figlioli, ordinandogli di dimenticare in fretta la madre, indegna di loro.

L’ultimo ordine

Ancora una volta, la piccola principessa non seppe opporre alcuna resistenza davanti alle parole dure e non seppe rispondere agli atti crudeli. Stanca, derelitta, si accasciò a terra, ormai sfinita dall’ingiustizia e dal dolore, e sopra di lei il lungo velo di nuova sposa si posò pietoso a coprirla da tutti gli sguardi.

Per delicatezza il nuovo marito di Azar si era tenuto un po’ in disparte ma rimase abbastanza vicino da vedere tutta la scena e restarne colpito. Appena Azar restò sola, per non creare incidenti diplomatici corse da lei, deciso a regalarle una vita intera di felicità. Ma grande fu la sua sorpresa quando posò la mano sul velo.

Al posto della sua fragile moglie, sotto il velo trovò un piccolo arbusto con foglie delicate come piume d’uccello e fiori piccoli e dorati, rotodondi e morbidi come i capelli di Azar, altrettanto dorati. Il profumo dei fiori riempì l’alria come a voler comunicare una felicità e una decisione finalmente raggiunti.

Così fragile e remissiva in vita, Azar si trasformò in un arbusto tenace, capace di raggiungere grandi dimensioni e di mettere radici persino sulle rocce.

Delicata e forte insieme, da allora, il fiore della mimosa rappresenta l’amore puro, la sincerità assoluta dei sentimenti.