Chi ha paura del Diavolo?

-“Se ti arrabbi sei cattiva”;
-“Se metti il broncio perché ti hanno canzonato sei permalosa e non sai stare allo scherzo”;
-“Non rivangare il passato, perdona chi ti ha fatto del male, altrimenti sei rancorosa”;
-“Se pensi che qualcuno ti abbia ferito volutamente o con calcolo allora sei maliziosa”;
-“Se pensi male di qualcuno allora sei maligna”.

Nasce così la paura del Diavolo, anzi la paura di essere il diavolo ed è così che alla fine diventi il Diavolo per davvero.

il-diavolo-tarocchi-jean-dodal-15La rabbia, la delusione, la frustrazione, la nostra sensibilità ferita, il diritto di difendersi dai meno limpidi sono i sentimenti più difficili da gestire e anche i più ricorrenti, tanto più ricorrenti perché pochissimi hanno ricevuto un’educazione emotiva adeguata a farvi fronte. Tuttavia non è semplice venire a capo della situazione. Bisognerebbe trovare la radice del problema, l’essenza della questione ma questo non è un post motivazionale, io sono solo una piccola e semplice cartomante, tutto quel che so fare è applicare i significati divinatori e astratti delle carte alla realtà concreta e tangibile ed è quello che farò in questo post, applicheremo il significato divinatorio astratto del Diavolo, alla realtà concreta e tangibile. Alla paura di sé stessi e delle proprie emozioni negative.

La maggior parte dei genitori, dei nonni e quindi anche di noi sono stati educati a reprimere questi sentimenti difficili da gestire. Per quanto possa essere forte la nostra opera di repressione questi sentimenti continuano ad insorgere attivando un circolo vizioso che nei Tarocchi può ben essere rappresentato dal Diavolo e dal rapporto di paura, amore e odio che abbiamo con questa carta e con le creature luciferine in generale ma prima di approfondire questo discorso è bene fare un passettino indietro e tornare all’educazione sentimentale mancata.

La natura reagisce alle forti pressioni con l’esplosione o con l’implosione, ovviamente i sentimenti non fanno eccezione.

La carta più spaventosa
Come sempre partirò dalla mia esperienza personale e poi andrò nel generale.

La carta del mazzo che più temo è proprio la carta n. XV, ho il terrore di essere una diavolessa, di essere cioè egoista, egocentrica, manipolatrice, permalosa, rancorosa, incline alla rabbia, irrispettosa delle altrui opinioni e insensibile agli altrui bisogni, in una parola: cattiva.

Come ho detto riceviamo un’educazione che non ci prepara a provare e soprattutto gestire in modo sano la rabbia. Ogni volta che da bambini ci arrabbiavamo ci veniva detto che non dovevamo, che dovevamo essere buoni. Ovviamente le intenzioni di genitori, insegnanti e nonni erano ottime, l’intento era, almeno per quel che riguarda i miei, indirizzarci verso una reazione più costruttiva, che ci permettesse di convivere meglio con i nostri simili. Purtroppo a loro non era stato insegnato come si raggiunge questo obiettivo, sono andati per tentativi, senza neppure avere gli strumenti culturali, cognitivi ed emotivi adatti a trovare una soluzione migliore di quella che hanno adottato. Oggi che sono zia e spesso mi avvalgo di strumenti “educativi” disastrosi incapace di trovarne di migliori posso comprendere meglio le difficoltà degli adulti che negli Ottanta hanno contribuito alla mia educazione e alla formazione della mia personalità e fare pace con loro, almeno razionalmente perché emotivamente è un’altra storia.

budaiPerché l’emotività se ne frega di tutti i discorsi razionali che facciamo e da un calcio anche a tutti i discorsi di pace e amore tanto cari alla New Age e all’Olismo contemporaneo. Anzi, se dentro di voi avete un puntina di rabbia repressa tutti quei discorsi luminosi la fanno incazzare ancora di più, nutrono la sua rabbia che cresce sempre di più e allora voi cosa fate? Beh una reazione tipica è sforzarsi di coprire meglio questo grumo di rabbia e così amplifichiamo i discorsi di pace e amore, ci sforziamo di essere più sereni, amorevoli, compassionevoli, cerchiamo di identificarci sempre più nel modellino del saggio cinese con i capelli e i baffi lunghi che magro come un chiodo se ne sta seduto sotto qualche sottile alberello sorridendo beato. I più fighi si identificano nel super yogi indiano o in vie pseudo-alchemiche immaginando livelli differenti di consapevolezza che manco i Sayan sanno raggiungere. Gli spiritosi, i leggeri, si identificheranno nel Budai, il Budda che ride o Folle divino e poi ci sono quelli che nascondono il grumo di sentimenti sotto il mantello della razionalità, loro sono fantastici perché sembra che davvero abbiano superato tutto, non gli fa paura niente, sono serafici, hanno capito, dicono, che tutti i sentimenti fanno parte dell’essere umano che noi siamo luce e ombra e che le ombre vanno accolte e quindi accolgono con amore tutto di loro ,anche la rabbia e la meschinità, e se ne stanno lì, tre metri sopra il cielo, come dei Febo, dardeggianti di raziocinio. Loro non provano più la rabbia, loro analizzano la loro rabbia, la riducono a una serie di definizioni, condizionamenti e paroloni che provengono un po’ dalla psicologia, un po’ dall’olismo, addirittura dall’alchimia interna. Infine ci sono i sinceri. Quelli sono i più fighi di tutti perché Loro non si abbassano all’ipocrisia dei primi, Loro sono gli unici ad aver accettato e abbracciato il proprio lato oscuro che è diventato il loro animaletto da compagnia. Ma non è pericoloso, no, sembra aggressivo a causa delle zanne lunghe più di cinquanta centimetri e gli occhi iniettati di sangue ma è un cucciolone! Sbava un po’ sul tappeto ma per il resto è proprio tenero! Certo, a volte stacca il braccio a qualcuno e azzanna alla gola qualcun altro ma è solo per difesa, mai per attacco. Credete, il mio cucciolo rabbia è proprio pacifico!

Non arrabbiatevi, mi permetto di scherzare su tutte questi modelli perché li ho attraversati, vissuti e li vivo tutt’ora a fasi alterne. Sarà la passione per il cosplay ma mi rendo conto di coprire la mia rabbia a volte con una maschera, a volte con l’altra e in alcuni periodi anche con più maschere contemporaneamente, giusto per essere sicura. Qualsiasi maschera io indossi, però, non faccio che rafforzare il concetto di base che ha dato vita a questo circolo vizioso, anzi, folle: bisogna essere buoni! Perfino quando accettiamo di essere cattivi rafforziamo il condizionamento alla bontà a tutti i costi perché ci permettiamo certe emozioni solo in quanto cattivi. Insomma come la metti metti sei sempre il Diavolo.

Razionalità e maschere

Sì, perché anche quando indossi le maschere serene e placide e ingabbi la tua rabbia meglio della volpe di Naruto, anche in quel caso, sei il Diavolo. Perché per mantenere nascosto quel mostro che credi di avere dentro devi mentire, manipolare, prima a te stesso e poi gli altri e devi ignorare prima te stesso e poi gli altri.

Sì, razionalmente lo sappiamo tutti che abbiamo diritto a questi sentimenti, che alcune volte addirittura questi sentimenti sono necessari ma, almeno io, ogni volta che li provo sento una punta di senso di colpa, vengo assalita dal dubbio: “sarà giusto che io provi rabbia per questo?” “Sto reagendo nella maniera giusta oppure la mia reazione è spropositata?” In tutta onestà è così anche per gli altri sentimenti solitamente definiti “negativi” specialmente quando intuisco che ho davanti uno/a… “stronzo/a”, ecco l’ho scritto! Dio come mi sento in colpa! Sapeste quanti cattivi incontri ho fatto per non essere una persona cattiva!

Tuttavia non è semplice venire a capo della situazione. Come ho già detto le razionalizzazioni non servono, sono solo altre maschere che non risolvono il problema alla sua radice, semmai lo nutrono. Il Diavolo è anche questo, la razionalità esasperata che nega le emozioni disumanizzandoci. Infatti è impossibile razionalizzare solo le emozioni classificate come negative. Una volta iniziato a razionalizzare si finisce per farlo con tutte le emozioni. Se ci stacchiamo dalla nostra rabbia per guardarla meglio lo faremo anche con la gioia, la serenità, l’amore e così via ma questo non è un post motivazionale, io non sono illuminata e non nessun ho livello di Super Sayan. Sono un piccola e semplice cartomante, tutto quel che so fare è applicare i significati divinatori e astratti delle carte alla realtà concreta e tangibile.

L’interpretazione divinatoria

Tra i Tanti significati, il Diavolo nei Tarocchi rappresenta le passioni violente, portate all’eccesso. A dire il vero, in una didascalia della carta troveremmo scritto: passione, violenza, prevaricazione, magia nera, influenza superiore, magnetismo.

Applicando questa didascalia è chiaro che quanto più cerchiamo di controllare, soffocare o addirittura liberarci dai sentimenti indesiderati più diamo loro forza trasformandoli in passioni violente. Questo processo è una violenza contro noi stessi che genera, inevitabilmente, violenza anche all’esterno, ipnotizzandoci, ponendoci sotto una specie di incantesimo oscuro che ci impedisce di sapere chi siamo ma ci costringe nei panni del Minotauro il mostro divoratore. Gli altri significati, possono aggiungere dettagli a questa situazione. Sempre i significati divinatori offrono la soluzione al problema che la carta rappresenta.

La didascalia continua, infatti, con “Energia, Forza invincibile, volontà, influenza minore, ribellione, materialità”.

Siamo condizionati a pensare in termini negativi alla materialità, tale condizionamento non viene unicamente dalla religione cattolica, è molto più antico ed esiste anche presso culture non cattoliche e questo lo rende perciò ancora più profondo e forte di quanto pensiamo, è come la paura del buio, è un condizionamento atavico. Tuttavia noi siamo fatti di materia, abbiamo un corpo che prima di essere tempio di luci cosmiche è un banalissimo produttore di scorie, un involucro di terra e sangue come dicono i Vangeli gnostici. Tutte le religioni del mondo, proprio tutte, tendono a instillare l’odio, o almeno il desiderio di allontanarsi dal corpo, i ministri di culto più furbi lo definiscono un tempio così diventa qualcosa di spirituale e distolgono la nostra attenzione dai biechi bisogni che esso ha e no, non sto parlando del sesso, perché prima del sesso il nostro corpo ha bisogno di nutrirsi, idratarsi, scaldarsi, riposarsi, lavarsi, e proteggersi dalle ferite. Il nostro corpo è fragile e bisognoso, ha bisogno di continua manutenzione, tende a sporcarsi da sé, è molto lontano dal Tempio di Luce, è così piccolo ed ha i secondi contati perché, altra cosa importante il nostro corpo sta morendo, noi stiamo morendo anche se siamo sani come pesci, stiamo morendo, anche i pesci, stanno morendo. Dio che vertigine e che paura, vero? L’hai visto, il Diavolo, in questa vertigine? Noi siamo il nostro corpo nella stessa misura in cui siamo anche la casa in cui viviamo, che abbiamo arredato con cura o con noncuranza ma che esprime e narra in ogni caso di noi, dei nostri gusti, dei nostri bisogni e priorità fisiche e spirituali. Attraverso il nostro corpo possiamo entrare in contatto con noi stessi, scoprire chi siamo e quindi accettarci. Lo so, la paura di essere il Diavolo è forte e spesso, la creature che abita la quindicesima stanza dice cose terribili, sconcertanti ma bisogna ascoltarla e guardarla negli occhi, imparare a dialogare con questa parte di noi perché se continuiamo ad ignorarla questa forza immensa che vive in noi ci soggiogherà, ci manipolerà e, in modo attivo o passivo distruggerà tutto quanto c’è di bello e luminoso.

Ovviamente, in questo caso siamo ancora nell’astratto, perché il vaticinio del Diavolo si concretizzi dobbiamo collocare la carta in una stesa precisa. Bisognerà considerare se la carta rappresenta, ad esempio il passato il presente del cartomante oppure gli imprevisti, gli ostacoli o gli aiuti. Sarà poi necessario analizzare le altre carte della stesa, specialmente quelle più prossime. Fondamentale, ovviamente, la domanda, la vostra risposta deve essere attinente. Ovviamente, quello qui descritto e solo uno delle decine di significati divinatori del Diavolo e vale da esempio, tratterò gli altri significati del Quindicesimo arcano nel prossimo articolo, nel frattempo se questo vi ha lasciato qualcosa condividete con noi la vostra impressione.

Un caro saluto e come sempre ricordate
Nec spe, nec metu
Bimbasperduta

7 risposte a “Chi ha paura del Diavolo?”

  1. Bel post! Concordo con gran parte di quello che esprimi. Se vuoi lavorare ancora un po’ con la carta del Diavolo, ti suggerisco di cercare la “lettura per la paura” di Manuela Angelini. Io l’hanno scorso avevo dei seri problemi con la carta della Morte e mi è stata di grandissimo aiuto!

    1. Grazie molte cara,
      ho visto che hai fatto dei post a riguardo e volevo già leggere questo testo che sembra molto interessante, tra l’altro è una mia omonima, anche io faccio Angelini di cognome.

      1. Aaargh!!! Allora il destino ci mette lo zampino! 😁 si è davvero in gamba, la seguo da parecchio e trovo sempre interessante il suo approccio.

  2. Sicuramente la carta del diavolo, è adatta a me come quella del mostro. Mi rispecchio molto in quanto hai scritto, la tua analisi è perfetta. Ti considero una persona illuminata e non soltanto una piccola cartomante. Mi hai dato tanto con le tue parole.
    Grazie

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