Tarocchi docet: il male e il bene

Ho iniziato a leggere i Tarocchi a 13 anni e mezzo, quando, sebbene senza mai frequentare la chiesa, ero una fervente cristiana. Allora, non avevo ancora messo in alcun dubbio dogmi come l’esistenza di Gesù, del Paradiso, dell’Inferno e del Diavolo.

Tarot Bonseki
Il mio Tarot Bonseki (giardino Zen con i Tarocchi) davanti alla mia fontana zen.

Leggere e studiare i Tarocchi, per tanto, mi obbligò a lunghe riflessioni sulla natura del bene e del male e di cosa, realmente, fosse giusto o sbagliato. Ero obbligata a rivedere le idee che fino ad allora mi erano state proposte circa l’essere vicini o lontani da Dio.

Sebbene mia madre avesse appoggiato il mio interesse per i Tarocchi non solo comprandomi le carte ma anche facendosele leggere, restava un esercito di persone e personcine, conosciute o meno (i programmi TV, i luoghi comuni, le prediche in chiesa ecc. sono fatte e promulgate da persone) pronte a dire che le

Carte sono del Diavolo ,

oppure che

leggerle è pericoloso e porta dritti al male e poi all’Inferno

e un sacco di cose simili. Non potevo ignorare quelle voci, in un modo o nell’altro dovevo rispondere loro o sarei rimasta in mezzo e sarei stata schiacciata come chicco d’uva.

Attraverso le carte, le persone che si rivolgevano a me acquisivano maggiore consapevolezza dei propri problemi e desideri. Trovavano soluzioni alle proprie paure ed io stessa comprendevo sempre di più e sempre meglio la realtà che mi circondava e me stessa. Addirittura le carte mi spingevano verso Dio, la preghiera e la fede (fu questo che risultò dalla prima lettura che chiesi e che mi convinse ad acquistare il mazzo, ma questa è un’altra storia). Non potevano essere male per il semplice fatto che producevano frutti dolci e nutrienti. Stavano notevolmente migliorando la mia vita. D’altro canto, tuttavia, non potevo ignorare l’enorme numero di cartomanti che vivevano sfruttando l’ignoranza e, soprattutto, la disperazione e l’inconsapevolezza altrui. Facendo le carte a tutti coloro che me le chiedevano cominciai a capire cosa spingeva la gente da maghi e cartomanti: il dolore e la paura di non meritare amore. Quelle persone non sono stupide come si è portati a pensare, sono inconsapevoli. Soffrono ma non sanno né possono vedere come e perché.
Allora ero molto più ingenua di oggi, avevo poca esperienza del mondo e fui portata a giudizi dualistici che poi, con il tempo, si sono sciolti al sole della compassione, perché i Tarocchi, sempre loro, mi hanno insegnato a vedere oltre le apparenze e la dualità ma anche questa è un’altra storia.

Quel che conta è che un giorno, durante una delle mie passeggiate sulla strada Maestra, all’ombra degli ulivi, compresi: sciolsi il mio nodo gordiano.

Ero davanti il cancello della villa dei miei. Ho ancora davanti agli occhi il grande ulivo dei vicini, che guarda notte e giorno la nostra casa, quell’ulivo è l’immagine più mistica che io abbia mai avuto; sapeste quante cose vede e racconta quell’albero e quante ne accadono sotto le sue fronde! Comunque lo guardavo. Credo fossi alla fine di uno dei miei dialoghi-monologhi con Dio. Durante i quali riflettevo come se gli parlassi e poi, non so bene come e perché mi saltavano in mente idee fino ad un momento prima impensabili. Comunque stavo riflettendo proprio su come i Tarocchi potessero fare sia del bene sia del male e mi venne in mente che tutto è così. Insomma, pensate al fuoco, potete scaldarvi, cuocere del cibo, far bollire l’acqua e usarla per lavarvi, oppure potete usarlo per bruciare boschi, città, addirittura persone! E il coltello grosso che usate per cucinare? Non potete forse usarlo anche per sventrare? Persino la frutta se assunta in quantità eccessive può far male. Così compresi che non erano i Tarocchi, il fuoco o la frutta ad essere buoni o cattivi. Alla mia mente affiorò il pensiero che le cose non sono mai buone o cattive in se stesse. Le cose semplicemente sono. E’ il modo in cui le si usa che può essere buono o cattivo.

Questo pensiero mi accompagna da allora e si palesa sempre più vero.

Mi rendo conto che davvero non esiste un’azione, un atteggiamento, un pensiero o una cosa buona o cattiva in se stessa. Sono i motivi per cui si fa qualcosa, le circostanze e i contesti, i sentimenti, un corredo di ideologie, pensieri e modi di agire a renderle creative o distruttive.

Quel giorno, non imparai solo questo. S’instillò in me anche il seme del “non giudizio”, e appresi che i Tarocchi insegnano sempre qualcosa anche indirettamente, semplicemente stimolando riflessioni, spingendo a risolvere dubbi e problemi che nascono dalla loro pratica.

Thot vi benedica sempre.

Nec spe, nec metu
Bimba.

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