Halloween si avvicina e poichè insieme al Natale è il periodo dell’anno che preferisco (a parte l’estate quando c’è caldo torrido e posso fare tanti bagni al lago, al fiume e al mare e fare scorpacciate di granite gelati e ghiaccioli) ho deciso, da ora e per tutto il periodo di Samahin di dedicare i miei scritti alle carte in tema con la festa.
Ovviamente, la prima carta, quella che viene in mente a tutti è l’Arcano 13 conosciuta anche Carta della Morte.
Arcano senza nome?
Questa lama differisce da tutte le altre per la mancanza del nome. Nessun mazzo antico riporta il nome della carta bensì solo il numero. Così alcuni si chiedono se, realmente, quella raffigurata dalla lama sia effettivamente la morte. Assolutamente si, non vi è alcun dubbio.
Fino al Medioevo, infatti, si riteneva che nominare la morte fosse sufficiente ad evocarla e provocare la propria dipartita o quella dei propri congiunti e amici. Pensate che i Romani temevano a tal punto la “nera signora” che non scrivevano mai il numero XVII, anagramma del verbo VIXI e perciò associato alla morte stessa. Il diciassettesimo chilometro, il numero civico 17 erano, nei villaggi e nelle città della antica Roma inesistenti. Tale credenza era così radicata che sopravvisse per tutto il Medioevo e ancora oggi, i numeri 17 e 13, entrambi associati alla morte sono considerati molto sfortunati.
Dunque, nel Medioevo, la parola “Morte” non veniva mai pronunciata nè scritta, quando proprio si doveva alludere ad essa si ricorreva ad eufemismi più o meno fantasiosi, macabri ed evocatori.
Il concetto della Morte nella Medioevo
Tuttavia, non tutti avevano paura della morte e ciò era merito prima dei Misteri greci, specialmente eleusini e, successivamente del Cristianesimo che porta a Roma un nuovo concetto di vita e di morte.
Presso la teologia Cristiana, la morte fisica altro non è che l’inizio della vera vita. Attraverso la morte i primi cristiani pensavano di abbandonare un mondo di sofferenza ed illusione e di rinascere come puro spirito, l’unico capace di raggiungere l’Uno nell’Iperuranio. Tant’è che i santi sono festeggiati nel giorno della loro morte e non nel giorno della nascita. In tempi moderni, purtroppo, la Chiesa ha deciso di staccarsi sempre più dalla sua stessa spiritualità, ha cercato di prendere le distanza da tutto quanto vi è di iniziatico nel Cristianesimo, forse, nell’intento, di prendere le distanze dalle religioni e dalle filosofie dalle quali ebbe in realtà origine e così l’uomo moderno, materialista, cieco e spaventato ha, più paura del giocatore Medievale capace di giocare con la Morte una mano di Tarocchi ma non di nominarla per non offenderla e non dover fare i conti con lei. La Morte era una presenza costante, accettata da tutti come inevitabile, come addirittura necessaria.
Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Nel Medioevo, infatti, la Morte è spesso rappresentata ma il suo scopo non è quello di spaventare o rendere tristi, al contrario, essa, in certo senso, inneggia alla vita.
Gli scheletri della Danze Macabre nell’oratorio dei disciplini di Clusone, in val Seriana in provincia di Bergamo, servono a ricordare la caducità delle cose terrene, la fugacità della vita. Ogni scheletro è lì per dire: “Carpe Diem”. Allo stesso tempo, questa fugacità della vita terrena si contrappone all’eternità spirituale. Per l’uomo Medievale attraverso la morte si accedeva all’Eternità, al volto di Dio. Per questo, l’immagine di questo scheletro è ritratto in un gioco da tavolo. Un gioco, badate bene, che divenne presto popolare nelle osterie, luogo ben lontano dalle lugubrazioni e i sensi di colpa delle cattedrali.
La Morte, signora del Cambiamento
Il brano che segue è stato scritto nel 2013, verso la fine dell’anno. Si tratta di una mia riflessione su questa carta che sembra aver accompagnato l’intero anno svelando il suo significato arcano. Spero sia un dono gradito a tutti, Felice Halloween/Samahin
Quest’anno è iniziato per me e, soprattutto per alcuni cari, con un cambiamento brusco e doloroso, dovuto alla morte fisica di un cugino ma la mattanza non è terminata.
2013… a Gennaio i pronostici e le aspettive sono piovute nelle nostre vite come i petali dei mandorli in primavera.
Dal 2013 ci aspettavamo grandi cose, era l’anno del cambiamento ma ci siamo chiesti cosa sia davvero il cambiamento?
Il cambiamento è ciò che noi chiamiamo morte, il cambiamento è ciò che più paventa l’umanità.Coppie che si lasciano e dunque amori che muoiono, cambiamenti di residenza e dunque legami a luoghi che muoiono, perdita del lavoro, una parte di se che muore.
Ovunque in giro sento la falce di Saturno sibilare, nota principale di questo 2013 eppure avevamo ragione questo è un grande anno, l’anno delle opportunità.
Il più grande inganno dell’Essere incappucciato, dell’innominabile con la falce, dell’araldo di Saturno è che essa non conduce alla fine di tutto, sotto il mantello non vi è uno scheletro orrido ma fiori appena sbicciati.
Ogni morte è solo l’inizio di una nuova vita in nuovi mondi fisici o spirituali.
Ogni volta che un anima s’invola con l’Angelo Oscuro per chi rimane comincia una vita nuova e diversa, piena di dolore all’inizio, certo, ma una nuova sfida, nasce un nuovo noi con baratri ma anche con una forza che non sospettavamo.
Nelle lacrime di un amore finito cresce l’embrione di un nuovo amore, di una nuova indipendenza di una felicità che ci attende.Sembra incredibile, lo so, ma se avete letto fin qui forse non mi credete così pazza, così cinica, forse avete intuito, forse avete già compreso, in ogni caso vi do un’indizio.
In tutti i mazzi dei Tarocchi la Morte è sempre a contatto con la Terra e la Vegetazione, semi sparsi intorno o fiori riempiono lo spazio perché? Perché mai intorno all’odiato scheletro divampa tanta vita?
Possano i dolorosi semi di questo 2013 fiorire prima che le lacrime abbiano bagnato il terreno.
Felice vita.
Un abbraccio
Bimbasperduta.
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